La via dei boschi
Abeti bianchi e pini larici imponenti, suggestive faggete, boschi solenni e silenziosi.
La Sila è la grande foresta della Calabria, gli alberi monumentali che la ricoprono costituivano un tempo la preziosa materia prima utilizzata per costruire le navi che solcavano il vicino mare. Un patto non scritto tra mondo della flora e mondo dell’uomo rimane la legge fondamentale per chiunque decida di addentrarsi nella selva e andare incontro a un angolo della propria anima finora inesplorato. Dai Romani fino ai Borboni, la Sila è stata la falegnameria a cielo aperto della nostra penisola, il luogo in cui rigogliosa prosperava la vegetazione arborea, una risorsa giustamente invidiata dalle corti e dagli eserciti di tutta Europa. Qui il bosco diventa attrattore di un turismo nuovo, che vive la foresta come mondo parallelo, da esplorare e conoscere, come luogo della memoria e museo vivente in cui ascoltare, trasportati da una fantastica macchina del tempo, storie antichissime e sempre attuali.
Mappa
Specifiche tecniche del percorso
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Scopri i valori del territorio
Aria purissima
Giganti senza tempo
La casa del lupo
Il legno di Roma
ITINERARIO 4
Descrizione dell'itinerario e tappe
Le tappe
Da San Giovanni in Fiore a Lorica
Il viaggio che ci condurrà lungo “La via dei boschi” comincia dalla città. Piccolo paradosso, utile per dare ancora più risalto, tramite il contrasto, alla dimensione di natura selvaggia e incontaminata che incontreremo durante il percorso.
Prendiamo infatti le mosse dal centro storico di San Giovanni in Fiore, fra i suoi vicoli aggrovigliati e le mura solide e rassicuranti delle sue abitazioni, all’ombra maestosa dell’Abbazia Florense, testimonianza della presenza antica dell’uomo qui, fra i paesi ai piedi dell’altopiano.
Presto però ci lasciamo i luoghi abitati alle spalle e cominciamo a salire verso il cuore della Sila. Procediamo veloci lungo la SS107, ma subito ci concediamo una sosta. In località Cuturelle possiamo, infatti, avere il primo incontro ravvicinato con i grandi alberi della Sila, grazie alla visita al bel parco avventura allestito presso la frazione.
Poi via di nuovo lungo la statale, attraversando la valle che conduce verso Torre Garga. Ai bordi della strada le due anime del territorio sembrano confrontarsi: da un lato i campi coltivati con la fatica e l’ingegno dell’uomo, dall’altro i boschi, sempre più folti e selvaggi.
Subito dopo aver imboccato la SS108bis diviene chiaro quale fra i due elementi sarà quello dominante: la strada si snoda nell’ombra profonda delle grandi conifere. Il verde cupo riempie gli occhi e il profumo del bosco e delle sue resine inebria le narici.
Sembra di essere marinai naviganti in un mare vegetale. Le piccole fattorie che si incontrano lungo la strada sono come isole nell’oceano. Poi ecco l’approdo: siamo a Lorica, dai tempi più antichi avamposto degli uomini nel regno della natura.
Fin dal nome, il borgo tradisce la sua storia antichissima. Con questo termine, infatti, si identificava l’armatura usata dai Romani che abitarono queste zone al tempo delle guerre puniche e che proprio dal legno della Sila estraevano la pece per le loro navi da guerra. La fortuna turistica di Lorica oggi è legata soprattutto alla vicinanza al lago Arvo, ma anche qui non mancano gli elementi di interesse riferiti al bosco, elemento guida del nostro itinerario: ci sono le meravigliose pinete che scendono fino alle sponde del bacino, che vale la pena di esplorare percorrendo uno dei tanti itinerari escursionisti della zona, come il panoramico Anello dei Colli Perilli. Poco discosto dal centro abitato, nel folto degli alberi si trova poi il Parco attrezzato SilAvventura, che accompagna grandi e piccini in un percorso acrobatico ed aereo tra le abetaie della Sila, tra ponti sospesi, scalette ed esperienze equilibristiche. Di recente il Parco di è dotato di un nuovo attrattore turistico: “Il volo sul lago Arvo”, un vero e proprio salto nel vuoto sorvolando il lago appesi ad un cavo d’acciaio lungo seicento metri.
La Strada delle Vette e la Foresta del Tasso
Dopo aver goduto dell’ospitalità di Lorica e del ristoro di un meritato riposo lungo le sponde del lago Arvo, il nostro viaggio di marinai dei boschi ci chiama verso un’altra avventurosa tappa. È tempo di puntare in alto, verso le cime più alte della Sila. Un’esile e contorta traccia d’asfalto si perde di nuovo nella foresta, risalendo i pendii alle spalle di Lorica. Siamo sulla Strada delle Vette. Ogni tanto uno scorcio panoramico si apre nel mezzo del bosco fittissimo e la vista è subito incanto: prima i panorami spaziano sul lago Arvo, poi, guadagnando quota, gli affacci svelano orizzonti sempre più lontani. Nei pressi della vetta del monte Botte Donato, che con i suoi 1928 metri è “il tetto” della Sila, lo sguardo nelle giornate più limpide abbraccia i mari che lambiscono la Calabria e giunge fino alla lontana cima dell’Etna.
Nel periodo invernale la strada si trasforma in una spettacolare pista per lo sci di fondo (accessibile attraverso gli impianti di risalita che partono da Lorica e da Camigliatello), ma anche nelle altre stagioni percorrere questo itinerario è un viaggio imperdibile, che consente di ammirare dall’alto la vastità dell’altopiano e la maestosa estensione delle sue foreste. Una dopo l’altra sfilano accanto a noi le cime più elevate del territorio: il Monte Curcio (m 1768) e il monte Timpone Bruno (m 1742).
La nostra traversata in cresta approda infine al valico di Monte Scuro, storico punto di accesso all’altopiano, dove la Strada delle Vette si innesta nel percorso dell’SP256, che seguiamo in direzione nord fino alla località Fago del Soldato, luogo attorno a cui aleggia la leggenda nera dei briganti della Sila, che qui, secondo le storie tramandate di generazione in generazione avrebbero impiccato ad un faggio un soldato che probabilmente era sulle loro tracce…
Auspici ben più sereni ci accompagnano fino alla tappa successiva, nella piccola e ridente frazione di Moccone.
È tempo però di fare un altro tuffo nel verde dei grandi boschi: nei pressi di Moccone si trova, infatti, la Riserva Naturale Biogenetica del Tasso, l’antico “silos” per il legname da costruzione delle navi, 223 ettari di foresta incontaminata, con il pino laricio a svettare per numero e dimensione degli esemplari. Protetta oggi come un tempo, la Riserva Naturale del Tasso è la casa del lupo silano, il vero e indiscusso re della Sila. L’area è di interesse zoologico anche per la presenza di un simpatico roditore chiamato driomio, una specie rara della famiglia dei ghiri, che in Sila ha trovato un rifugio sicuro. Anche se non si è amanti del genere, è d’obbligo provare a godere dell’emozione di un tuffo nel birdwatching: sparvieri, assioli, picchi, lucarini e crociere faranno la gioia di grandi e piccini. Il facile sentiero della Foresta del Tasso è l’occasione ideale per immergersi in questo mondo incantevole e incontaminato.
Camigliatello e i Giganti della Sila
Dopo il doveroso pellegrinaggio nel cuore verde della Sila, seguendo sempre la SP256, giungiamo a Camigliatello, una delle piccole capitali della ricettività turistica silana, frequentata soprattutto d’inverno, vista la vicinanza con gli impianti sciistici de La Pagliara e del Monte Curcio, ma che in tutte le stagioni è il luogo ideale per gli appassionati della natura e delle attività all’aria aperta. Il parco avventura Lupo Ezechiele è un richiamo irresistibile, soprattutto per i più piccoli. L’attrattiva assolutamente da non mancare è però rappresentata dalla Riserva dei Giganti della Sila.
La riserva, gestita dal FAI, si raggiunge dalla località Croce di Magara, non distante da Camigliatello. Siamo al cospetto di uno degli spettacoli più noti e celebrati, già dai tempi dei viaggiatori del Grand Tour. I Giganti in questione sono alberi secolari che qui danno spettacolo per numero e dimensioni. Seguendo un percorso escursionistico ben attrezzato e accompagnato da un’interessante cartellonistica esplicativa, ci si addentra nel giardino esclusivo della Sila. Siamo ad un’altitudine di 1420 metri, in un lembo di pineta dove gli alberi raggiungono i 450 anni d’età, dando con la loro presenza una testimonianza unica dell’antica selva che un tempo copriva l’intero altopiano. I Giganti possono innalzarsi fino a 45 metri di altezza e avere un diametro alla base di circa 2 metri, tanto da essere spesso paragonati per dimensioni alle sequoie nordamericane. I pini presenti nella riserva sono esattamente 56; oltre al pino laricio, sono presenti meli selvatici, faggi, castagni, pioppi tremuli e aceri montani.
In prossimità della Riserva troviamo il Casino Mollo, costruito nel Seicento dalla nobile famiglia dei baroni Mollo. Massiccia costruzione rettangolare a due piani, con una superficie di trecento metri quadri circa ciascuno. Il restauro in corso da parte del FAI prevede il riallestimento dell’edificio come un tipico casino della selva silana, che racconterà, attraverso gli arredi tradizionali e i cimeli del passato, affiancati da sofisticate tecnologie per la comunicazione multimediale, la storia di questo angolo di paesaggio rurale del Mezzogiorno d’Italia, dal XVII secolo ad oggi.
Dopo aver fatto rientro a Camigliatello ci avviamo verso la prossima tappa del viaggio lungo la via dei boschi, non prima però di aver fatto visita ad un “alieno”, proveniente da un mondo lontano…
Lungo la SS177 che lascia il centro abitato in direzione est, imbocchiamo la deviazione sulla destra che conduce verso la località Torre Camigliati. Qui, nel grande parco dell’antico casino di caccia dei nobili Barracco, troviamo un maestoso esemplare di sequoia della California, alto 25 metri, di 9 metri di circonferenza, messo a dimora nel 1940 dalla signora Gabriella Barracco Nicolis di Robilant e che in Sila sembra prosperare e trovarsi a proprio agio in compagnia dei Giganti nostrani.
Il lago Cecita e il Centro Visite del Cupone
Conclusa la visita al nostro “alieno vegetale” facciamo ritorno sulla SP177 che in breve, attraverso un dolcissimo paesaggio bucolico, fra prati, campi coltivati e piccole macchie di bosco, conduce sulle sponde del lago Cecita, il più grande degli invasi artificiali dell’altopiano. Impossibile non sostare ad ammirare lo spettacolo che sembra trasportarci verso i paesaggi del Grande Nord…
Oggi questi sono i luoghi dai quali si estraggono dalla terra tesori unici come la patata della Sila IGP, ma, con un po’ di fantasia, possiamo immaginarla come era un tempo, quest’area centrale dell’altopiano: una foresta immensa, dove il canto degli uccelli era cadenzato dai colpi di scure che abbattevano i pini e dal fragore degli stessi quando si schiantavano al suolo. A governare le asce, uomini che parevano fatti dello stesso legno: i “mannesi” (così chiamati per la scure che adoperavano, simile alla mannaia) addetti all’abbattimento dei pini larici e al taglio dei tronchi di castagno. Il loro corredo, al momento di recarsi al lavoro, consisteva in una grande sega a doppia impugnatura, in una scure, in una lima per affilare i denti della sega, in una cote per affilare la scure e in un certo quantitativo di petrolio per lubrificare la sega, l’unico olio in grado di scivolare sulla resistente pece greca, ricercata fin dall’antichità proprio per questa sua caratteristica viscosità.
I mannesi erano il simbolo di un mondo perduto, fatto di fatica vera e di collaborazione di gruppo per il bene collettivo: ognuno guardava le spalle all’altro, e la Sila con i suoi alberi assicurava il benessere economico dei boscaioli. Il segno del loro lavoro oggi pare distante secoli, ma la grandezza di alcuni alberi e la bellezza della foresta raccontano di un equilibrio tra uomo e natura difficile da trovare altrove.
Testimonianza di questo rapporto antico fra uomo e natura è il Centro visite del Cupone, fiore all’occhiello del Parco Nazionale della Sila e vero e proprio monumento ai boschi silani, alla loro storia e biodiversità.
Poco discosto dalle sponde del lago Cecita, il Centro, oggi gestito dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Cosenza, accoglie il turista con il suo prato tagliato alla perfezione ed una struttura architettonicamente all’avanguardia, integrata perfettamente nel paesaggio di cui fa parte. Un tempo il Cupone era il centro dove il legno silano veniva lavorato per i clienti che ne facevano richiesta da tutto il mondo. L’antica segheria, specializzata nell’estrazione della colofonia e dell’essenza di trementina utile alla produzione di pece greca, rappresenta oggi un magnifico esempio di archeologia industriale, testimone della storie e delle tradizioni silane.
Presso il centro il Museo dell’Albero, attraverso immagini, suoni, narrazioni e strumenti della tradizione, racconta il delicato rapporto tra sfruttamento delle risorse naturali e lavoro umano. Imponenti sezioni degli alberi sono testimoni del trascorrere delle epoche e degli eventi storici. Sempre nel Museo Naturalistico è allestito anche uno spazio dedicato al lupo, abitante silenzioso del territorio e simbolo indiscusso delle immense foreste silane. Il temuto carnivoro, da sempre considerato un nemico per gli attacchi al bestiame, oggi è controllato attraverso un programma di introduzione di caprioli e cervi per ristabilire gli equilibri della catena alimentare e far sì che questo splendido animale non rappresenti più una minaccia per l’uomo.
Sull’area esterna del Centro, brevi percorsi all’aperto completano la visita alla conoscenza naturalistica della Sila. Un Orto Botanico e un Parco Geologico espongono la flora essenziale autoctona del territorio e i massi erratici di granito che rivelano come l’altopiano della Sila sia un’“appendice” dell’arco alpino.
I punti tappa del percorso, attrezzati con recinti faunistici, offrono l’emozionante incontro con il muflone, il cervo, il daino, il capriolo o il gufo reale. Lungo il sentiero, infine, una zona umida rappresenta l’habitat prevalente dei laghi, mentre la vegetazione arborea descrive all’escursionista l’ambiente vegetazionale dell’altopiano a seconda dell’esposizione solare: a sud il pino laricio, a nord il faggio e l’abete bianco.
Partendo dal Centro, un breve circuito didattico di circa 3 chilometri si inoltra nel vicino bosco diretto alla scoperta della fauna silana e di una vecchia carbonaia.
Sull’altra sponda del lago, a pochi chilometri dal Cupone, in località Colamauci, nel comune di Celico, è possibile ammirare il Castagno di San Francesco una pianta plurisecolare così definita perché, secondo la leggenda, da lì passò San Francesco di Paola diretto a Corigliano per fondare il suo quarto convento in ordine cronologico. Si tratta di una gigantesca “borraccia scura”, annerita, che si apre alla base e si espande rigogliosamente in altezza.
Dalla foresta della Fossiata a Longobucco
È davvero un universo immenso e meraviglioso quello raccontato dal Centro Visite del Cupone e vale la pena di prendersi tutto il tempo necessario per esplorarlo in tuti i suoi svariati aspetti. Le meraviglie del nostro itinerario però sono ben lungi dall’essere esaurite.
Lasciato il Centro, seguiamo infatti la SP255, che si inoltra nella monumentale foresta della Fossiata, splendido bosco millenario che si estende ad est del lago Cecita. Qui hanno origine i principali corsi d’acqua dell’altopiano: il Cecita, il Lese e il Neto.
Proprio lungo la strada, si trova l’ingresso dell’Arboreto del Parco un’area con una superficie di circa 90 ettari che, da ex vivaio forestale abbandonato, è stata trasformata, grazie all’intervento dell’Ente Parco Nazionale della Sila, in un giardino della biodiversità. Le attrattive più curiose sono sicuramente la Bat-House e il laghetto dotato di camera subacquea, attraverso cui si possono osservare, in diretta, le dinamiche delle comunità animali presenti: pipistrelli, tritoni e libellule.
Il viaggio attraverso la foresta della Fossiata rappresenta l’ultimo glorioso abbraccio al mondo selvaggio della Sila prima fare ritorno nelle terre degli uomini. Ben presto, infatti, la strada si inoltra nella valle che scende dall’altopiano verso le terre ioniche e lo sguardo svela i tetti delle case di Longobucco, incantevole borgo, ricco di storia e punto di arrivo del nostro viaggio.
Poco prima dell’approdo, però, un cartello turistico con la scritta “Albero monumentale” ci invita ad un’ultima deviazione, per andare a porgere omaggio a un esimio patriarca degli alberi silani.
Percorrendo per un tratto la SP177, risalendone i sinuosi tornanti, incontriamo il sentiero che in breve porta al cospetto di un secolare pino laricio che tocca i 30 metri di altezza, ma incanta soprattutto per la sua spettacolare e articolata struttura radicale, che gli conferisce una circonferenza alla base di oltre 10 metri!
Un ultimo abbraccio a questo padre degli alberi e un’ultima sosta silenziosa, in ascolto del suo eterno dialogo con la luce e il vento… Poi via, verso Longobucco e le voci degli uomini: altre storie e altre avventure ci attendono!
Tutti i punti di interesse
1) Partenza – Da San Giovanni in Fiore a Lorica
San Giovanni in Fiore è il comune più vasto della Sila. Conta circa 18.000 abitanti e si trova in prossimità dell’Alta Val di Neto e del comprensorio montuoso di Montenero. Gode di un bellissimo primato; infatti, è il comune italiano più popolato al di sopra dei 1000 metri di quota. Il suo centro abitato è legato alla figura dell’abate Gioacchino da Fiore, monaco esegeta del XII-XIII secolo, che proprio lì fondò il monastero di San Giovanni in Fiore, facendo pervenire molte persone dai luoghi limitrofi. A lui è dedicata la maestosa Abbazia Florense, uno dei gioielli architettonici del territorio. A ricordo della figura religiosa, è stato qui fondato il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, ente riconosciuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che studia e lavora per raccogliere tutti gli scritti dell’abate. San Giovanni in Fiore è legato anche alle figure storiche dei Fratelli Bandiera, patrioti italiani, che vennero catturati, nel 1844, nelle sue prossimità. Attualmente il comune ospita la sede amministrativa del Parco Nazionale della Sila, ubicata presso la frazione di Lorica, appartenente alla Comunità Montana Silana.
Info e contatti:
Il Parco Avventura Cuturelle è in Calabria, a circa 2 minuti dal centro di San Giovanni in Fiore (CS), nel cuore della Sila. Con i suoi 8 ettari di estensione, dove si sviluppano più di 3.000 metri di percorsi sospesi in quota e le sue aree attrezzate con oltre 100.000 visitatori annuali, rappresenta una realtà di estremo interesse per la fruizione turistica nei territori ed al contempo il più innovativo del Sud Italia, con nuove tipologie di percorsi nella totale sicurezza. Nel rispetto della natura, il Parco Avventura Cuturelle regala divertimento e coinvolgimento per tutte le età, per adulti e bambini, famiglie e gruppi organizzati che vengono a visitarlo seguiti da i nostri istruttori e guide specializzate.
Info e contatti:
Ubicata sulla sponda settentrionale del lago Arvo, a quota 1314, si trova Lorica, meta imperdibile per il visitatore delle terre silane. Tra le più rinomate località turistiche dell’area, Lorica ha vari elementi di interesse, primo fra tutti il vicino lago Arvo, con le sue innumerevoli opportunità di fruizione sportiva e turistica ed i suoi paesaggi incantevoli. Tra le varie attrattive ci sono imponenti lariceti, meritevoli di una visita, che costeggiano la cittadina e discendono lungo i pendii montuosi fino alle coste del lago. Sul lago è attivo anche un servizio di navigazione con battello alimentato a batterie elettriche. Fra le attrazioni da non perdere la pista da bob su rotaie allestita nei pressi della frazione Cavaliere. Il nome del centro abitato tradisce un’antica origine: la lorica era difatti l’antica armatura dei Romani, che abitarono i territori della Sila ai tempi delle Guerre Puniche, e che proprio dal legno della Sila estraevano la pece per le loro navi da guerra.
Informazioni e contatti:
Ente Parco Nazionale della Sila – www.parcosila.it
Proloco Lorica – www.prolocolorica.it
Loricaly – www.loricaly.it
Il lago Arvo è un bacino artificiale creato negli anni 1926-32 per scopi idroelettrici sbarrando il corso del fiume omonimo e dei torrenti Bufalo e Fiego. Si trova a quota 1278 ed occupa una superficie di 8 chilometri quadrati, che lo rende il secondo per estensione della Sila, dopo il Cecita. La diga che lo ha generato è realizzata in terra compatta e argilla, caso unico in tutta la regione. Come per il Cecita, anche il lago Arvo si è inserito armonicamente nell’ambiente montano della Sila, ed è diventato negli anni un centro di attrazione per i turisti: si presta bene agli sport acquatici come il canottaggio o il wind surf, è balneabile ed è ricco di innumerevoli specie di pesci, autoctoni e introdotti, di interesse per gli appassionati di pesca sportiva. Tra le altre attività a disposizione degli appassionati di outdoor ci sono la mountain bike, con svariati percorsi attrezzati, e numerosi itinerari di trekking di varia difficoltà.
SilAvventurA è un parco tematico presente a Lorica, all’interno del Parco Nazionale della Sila, in cui si praticano varie attività outdoor, destinate a tutti, dai bambini ai più esperti. Vi sono percorsi acrobatici che permettono ai visitatori di muoversi da un albero all’altro in massima sicurezza, con diversi gradi di difficoltà. L’ingresso al parco è gratuito; si paga, invece, un ticket per accedere ai percorsi acrobatici. A disposizione dei visitatori è presente il personale qualificato della struttura che illustra l’utilizzo dell’equipaggiamento e le tecniche di progressione lungo gli itinerari, simulando le evoluzioni che si possono compiere.
Info e contatti:
2) La Strada delle Vette e la Foresta del Tasso
Parallelo alla strada asfaltata corre un tragitto escursionistico che raggiunge le cime dei monti attraversati. Al percorso è associato anche un suggestivo itinerario di mountain bike. Il Valico di Monte Scuro coincide con la partenza della Strada delle Vette, celebre via panoramica che conduce sia a Lorica che alle più importanti cime dell’altopiano Silano, compresi il Monte Scuro, il Monte Curcio, il Monte Botte Donato (la vetta più alta di tutta la Sila). I panorami si alternano: dal valico su Monte Scuro (così chiamato per la costante presenza di nuvole in inverno) si domina il Lago Cecita, mentre dalla vetta del Monte Botte Donato si osserva dall’alto il Lago Arvo. Il valico è dominato da una Croce con Cristo, e in corrispondenza della sella stessa si trova un cippo dedicato allo scrittore cosentino Nicola Misasi, che più volte ha celebrato la Sila nelle sue opere.
Si tratta di una piccola frazione del Comune di Spezzano della Sila, dove è consigliabile fare una sosta nei fine settimana estivi, per vedere le bancarelle degli artigiani locali e dei produttori delle specialità enogastronomiche silane che espongono, proprio lì, le proprie creazioni. Il piccolo centro abitato, di vocazione prettamente turistica, è sorto in un’area caratterizzata da vecchie segherie, alimentate dall’energia fornita dal fiume Mucone. Attualmente, è attraversato dalla SS107 Cosenza – San Giovanni in Fiore ed è collegato direttamente con gli impianti sciistici del Monte Curcio.
La Riserva Naturale Biogenetica del Tasso, l’antico “silos” naturale per il legname da costruzione delle navi, comprende 223 ettari di foresta incontaminata, con il pino laricio tipico silano a svettare per numero di esemplari e dimensione degli alberi. Protetta oggi come allora, la Riserva Naturale del Tasso è la casa del Lupo Silano, il celebre predatore che è uno dei simboli della Sila, ma anche del piccolo driomio, un roditore simile al ghiro. Un’area birdwatching dedicata all’interno della riserva permette, anche agli osservatori meno esperti, di entrare in contatto con sparvieri, assioli, picchi, lucarini e crociere, che si possono ammirare immersi nel loro habitat naturale.
3) Camigliatello e i Giganti della Sila
Camigliatello è uno dei centri della Sila Grande a maggior vocazione turistica. Il nome deriva dagli Scamigliati, religiosi che, sotto il saio, non indossavano la camicia. Caratterizzato da un abitato composto da belle costruzioni di architettura montana circondata da lussureggianti boschi di pino laricio, tutto il centro del paese ricade all’interno del Parco Nazionale della Sila, ed è caratterizzato dai suoi tipici panorami montani mozzafiato. Camigliatello è inoltre una rinomata meta per gli appassionati di sport invernali, con piste dedicate allo sci alpino e di fondo e la moderna cabinovia del monte Curcio. Anche d’estate vi sono svariate opportunità di attività outdoor per gli escursionisti, grazie ad una fitta rete di sentieri di trekking di varia difficoltà, e a lunghi itinerari percorribili in mountain bike. Tra gli altri aspetti di interesse del territorio vi sono le aree archeologiche in corrispondenza delle conche in seguito utilizzate per la creazione dei laghi artificiali: in esse si sono trovati resti di insediamenti dell’Uomo di Neanderthal e di villaggi di pescatori e agricoltori neolitici, oltre a testimonianze di epoca greca e romana.
Info e contatti:
Camigliatello Turismo – www.camigliatelloturismo.it
La stazione sciistica La Pagliara che offre agli appassionati due chilometri di piste di sci alpino, con un’altitudine variabile tra i 1650 e i 1750 metri, dotati di illuminazione per lo sci notturno e associati ad un nuovo impianto di seggiovia biposto con portata oraria di 800 persone. In aggiunta alle piste di sci alpino c’è un percorso ad anello di 15 chilometri per lo sci di fondo. A valle, in un caratteristico rifugio, ci sono un bar e un ristorante con cucina tipica e internazionale. Sono inoltre disponibili una scuola di sci, noleggio di attrezzatura e relativa officina di riparazione, con possibilità di affittare motoslitte.
L’impianto di risalita Tasso-Monte Curcio, a Camigliatello Silano, è caratterizzato da un sistema di risalita ad alta tecnologia, dotato di una ovovia con cabine chiuse a gancio automatico, con portata oraria di 1800 persone e una lunghezza di quasi due chilometri. Nella stagione invernale gli sciatori hanno a disposizione due discese, la pista blu e la pista rossa. L’impianto è però attivo tutto l’anno e consente a tutti di raggiungere le vette più alte della Sila per godere di splendidi panorami ed effettuare escursioni. Sia la località di partenza (Tasso) che quella di arrivo (monte Curcio) sono attrezzate con sale bar, tavole calde e servizi. Sul piazzale dell’impianto è inoltre possibile noleggiare sci e abbigliamento sportivo.
Il parco offre una vasta gamma di attività emozionanti e divertenti quanto coinvolgenti. È immerso nella natura, perciò offre l’opportunità unica di entrare in contatto, in modo attivo, con la sua bellezza. Il luogo può essere particolarmente apprezzato da coloro che amano l’aria aperta e desiderano al tempo stesso vivere l’esperienza immersiva dei suoi percorsi. Le attività offerte spesso richiedono di ingaggiare una sfida personale, superando le proprie paure e affrontando gli ostacoli per arrivare alla meta. Tutto ciò, oltre ad essere gratificante può aiutare a sviluppare la fiducia in se stessi oltre alle abilità fisiche. Il parco avventura è progettato per persone di diverse età e con diversi livelli di fisicità. Ciò significa che le famiglie possono trascorrere del tempo di qualità rimanendo insieme, magari partecipando ad attività diverse.
Info e contatti:
Tel. 329 008 6114
La riserva naturale è celebre per conservare al suo interno i famosi Giganti della Sila, ovvero cinquantasei esemplari monumentali di pino laricio di oltre cinquecento anni di età, alti fino a 45 metri e di oltre due metri di diametro alla base. All’interno della riserva sono presenti altri esemplari più giovani di pino laricio, oltre a varie piante di meli selvatici, faggi, castagni, pioppi tremuli e aceri montani. Queste piante rappresentano l’ultimo residuo delle foreste della Sila più antiche, che originariamente popolavano l’intero altopiano e che sono state progressivamente tagliate nel periodo successivo all’Unità d’Italia per necessità industriali, e in seguito nel secondo Dopoguerra per ripagare in legname gli alleati americani e britannici. Il nome Fallistro significa “luogo oscuro, scavato”. In loco, fino al 1910, ha funzionato una filanda di seta.
Info e contatti:
Parco Nazionale della Sila – www.parcosila.it
Situata nel cuore della Sila Grande, a quota 1200 m, la Torre Camigliati, rappresenta il tipico esempio di residenza baronale silana del XVIII secolo. Si tratta di un monumento di interesse nazionale completamente restaurato, immerso nel verde di un parco privato vasto circa 60 ettari e circondato da alberi, ruscelli e prati in fiore. Gli interventi sul monumento sono avvenuti solo in tempi recenti, dopo decenni di abbandono a partire dalla riforma agraria del 1950. Oggi la struttura ha ritrovato l’antico splendore di un tempo: per un periodo, infatti, la torre è stata l’unico albergo di lusso di tutta l’area silana. Dal 2001 è diventata un centro culturale per lo sviluppo e la promozione del territorio, inserito all’interno del più ampio progetto denominato “Parco Oldcalabria”. Immersi in un contesto paesaggistico di incomparabile bellezza, monumenti come questo, rappresentano i baluardi simbolo della forza dei proprietari terrieri in lotta con i contadini che coltivavano le terre locali.
Info e contatti:
4) Il lago Cecita e il Centro Visite del Cupone
Situato a quota 1130 ha un’estensione di 13 chilometri quadrati, che lo rende il più esteso dei bacini artificiali dell’altopiano della Sila. Terminato nei primi anni ‘50 del Novecento, grazie allo sbarramento del fiume Mucone (così chiamato perché vi furono trovati i resti di una mucca) con una diga a terrapieno lunga oltre un chilometro, il lago Cecita alimenta due centrali idroelettriche, ad Acri e Bisognano, e parte delle sue acque vengono utilizzate per l’irrigazione dei campi circostanti, dedicati soprattutto alla coltivazione della celebre patata della Sila. Nonostante la sua creazione sia avvenuta per scopi prettamente economici, il lago si è inserito perfettamente nell’ambiente silano al punto da diventare un’attrattiva turistica grazie alla bellezza dei paesaggi da cui è circondato e al notevole interesse naturalistico delle specie che lo popolano: uccelli acquatici migratori, varie specie di pesci, di cui alcune introdotte come il coregone o la trota iridea, che lo rendono di particolare interesse per gli appassionati di pesca sportiva; è inoltre segnalata la presenza della lontra, importante indicatore di qualità ambientale. La presenza di questo affascinante mustelide nelle acque del lago Cecita è argomento di dibattito presso gli zoologi, sebbene la sua sporadica comparsa sia stata più volte segnalata. Attualmente è in fase di verifica l’esistenza di popolazioni stanziali di questo predatore nel lago Cecita, anche se la presenza temporanea è indubbia, con due avvistamenti confermati nel 2012. Si tratterebbe di un segnale importante, dato che l’animale è un efficiente indicatore di qualità ambientale: estremamente schiva, la lontra evita le zone antropizzate e vive solo in acque del tutto prive di inquinamento e perfettamente ossigenate.
Nelle vicinanze di Camigliatello, in località Cupone, è presente il Centro Visite del Parco Nazionale della Sila, in prossimità del lago Cecita. Il nome della località deriva probabilmente da un antico albero “cupo”, per la base scura e concava perché scavata dai pastori, che incidevano la corteccia al fine di ricavare resina per le fiaccole. Un albero trattato in questo modo veniva detto “slupato”.
Il centro offre svariate opportunità di contatto con la natura, a partire da numerosi itinerari naturalistici che toccano zone di particolare pregio, oltre a visite guidate e percorsi tematici come i locali dell’antica segheria, l’Orto Botanico, che presenta piena accessibilità a non vedenti e persone con disabilità motoria, o il Parco Geologico, che propone un tour alla scoperta delle particolarità delle rocce dell’altopiano. All’interno del centro un museo naturalistico dotato di laboratori didattici, spazio multimediale e sala convegni offre uno spaccato della natura silana, con una particolare attenzione dedicata agli alberi e al legno, patrimonio vivo del territorio. Dal centro visite si dirama inoltre una serie di sentieri didattici e naturalistici che conducono al sito archeologico del Cupone, presente sulle sponde del lago Cecita, dove si possono trovare reperti datati tra il Neolitico e l’Eneolitico, ancora in fase di studio e rinvenimento da parte degli archeologi.
Informazioni e contatti:
Ente Parco Nazionale della Sila – www.parcosila.it
5) Dalla foresta della Fossiata a Longobucco
Da questa splendida foresta millenaria, che si estende ad est del lago Cecita, hanno origine i principali corsi d’acqua dell’altopiano: il Cecita, il Lese e il Neto. I corsi d’acqua più piccoli, affluenti dei fiumi principali, si sviluppano tra le radici degli ontani, incrociando narcisi, giunchi e felci che popolano il fitto sottobosco. Sulla foresta svettano le cime dell’Altare a quota 1650, di Pettinascura a 1708, di Cozzo del Principe a 1629 e di Serra Ripollata a 1682. La foresta è fitta e rigogliosa, ed offre i suggestivi panorami alpini “da cartolina” tipici della Sila.
L’Arboreto del Parco è un’area con una superficie di circa 90 ettari che da ex vivaio forestale abbandonato è stata trasformata, grazie all’intervento dell’Ente Parco Nazionale della Sila, in un giardino della biodiversità. Non mancate di visitare la Bat-House e il laghetto, dotato di camera subacquea, attraverso cui si potranno osservare, in diretta, le dinamiche delle comunità animali presenti: pipistrelli, tritoni e libellule. L’Arboreto rappresenta anche un punto di interesse per gli studi botanici. Lungo i viali che si intersecano all’interno dell’ex vivaio, facilmente percorribili da tutti, si possono ammirare esemplari maestosi sia di specie indigene che di specie esotiche quali: l’abete bianco, il castagno, il pino laricio, il larice.
Info e contatti:
Parco Nazionale della Sila – www.parcosila.it
Il Secolare Pino Laricio di Longobucco è un esemplare situato a circa 5 Km dal centro storico, a breve distanza dal chilometro 35 della strada statale 177 che collega la cittadina con la Sila.
Un cartello recante il nome “Il patriarca silano”, conduce il visitatore a trovare la vetusta conifera. L’albero si trova ad un’altitudine di 1100 metri s.l.m. e presenta una circonferenza di circa 10 metri ed un’altezza che sfiora i 30 metri. È caratterizzato da un articolato apparato radicale esposto in parte in superficie. Si tratta di una vera bellezza della natura, che incanta mentre rinfresca con la sua ombra che odora di ambra profumata. I “cercatori di alberi” dell’ufficio CISP del comune di Longobucco Mario De Simone e Domenico Federico sono sempre alla ricerca di esemplari di pino laricio ultracentenari, alberi che sembrano le colonne portanti della cattedrale arborea della Sila! Spesso l’albero si presenta in un bosco fitto nella quale la poca luce non dà la possibilità ai rami più bassi di crescere, facendoli deperire e cadere. In questo modo le piante tendono a svilupparsi in altezza cercando la luce, conferendo una conformazione molto alta e sottile al fusto, con il tronco praticamente spoglio, nelle parti più basse, delle caratteristiche foglie aghiformi di colore verde scuro, lunghe anche una decina di centimetri. L’apparato radicale si presenta molto sviluppato ed esteso, sempre alla ricerca di elementi nutritivi utili alla sua vita. Per questo, riesce a rompere e spaccare anche le rocce che si pongono sul suo cammino come ostacolo alla sua crescita, riuscendo nel difficile compito di colonizzare anche le lave affioranti e pertanto svolgere un compito utilissimo ai fini dell’equilibrio biologico del territorio interessato. Considerato come una pianta di particolare interesse naturalistico, scientifico e, in passato, anche economico il pino laricio ultracentenario nel territorio del comune di Longobucco rappresenta la meta predestinata dei flussi turistici alla riscoperta non solo della cultura e delle tradizioni, ma anche delle altre bellezze naturali della cittadina. L’ esemplare in questione è la chiave di volta di un ecosistema complesso che si sviluppa attorno alla sua esistenza e che garantisce la vita di numerose specie animali e vegetali. La specie del pino laricio fortunatamente non è minacciata e il popolamento della zona è universalmente in buono stato di conservazione. Solo gli incendi rappresentano una minaccia seria, specialmente quelli dolosi, spesso frequenti quanto incontrollabili.
Longobucco si trova a 800 m sul livello del mare ed è situato in provincia di Cosenza, proprio nel cuore della Sila Greca, ad appena 21 km dal lago di Cecita. Questo comune pur vantando meno di 5.000 abitanti è il terzo centro della Calabria per estensione perché comprende gran parte del suo territorio che fa parte del Parco Nazionale della Sila. In sintesi, si tratta di un grazioso borgo immerso tra la Sila Greca e la Sila Grande, circondato da monti, fiumi e laghi che ospitano innumerevoli specie animali e vegetali. Intorno alla zona abitata vi è, dall’epoca della Magna Grecia, un’ampia area di grande importanza mineraria legata all’attività di estrazione dell’argento, molto fiorente in passato. Secondo alcuni studiosi le radici di questo borgo risalgono proprio a quel periodo! È infatti possibile associare la descrizione dell’antica città di Temesa a Longobucco grazie al racconto di Omero nell’Odissea, proprio per la cospicua presenza di miniere d’argento lungo il fiume Manna. Tutto il territorio di Longobucco, infatti, era ricco di pozzi minerari, tra i quali primeggiava la galena argentifera estratta e lavorata da Sibariti, Crotoniati e Romani per coniare le proprie monete. Longobucco, oltre a bellezze naturali e vere e proprie esplorazioni nella storia, offre anche monumenti e tradizioni che meritano pienamente di essere viste per avere un’esperienza emozionante della zona.
Info e contatti:
Comune di Longobucco – www.comune.longobucco.cs.it